Sono allarmanti i dati diffusi dalla Cgia di Mestre secondo una cui ricerca, tra il primo trimestre del 2009 ed il terzo trimestre del 2013, in Italia, quasi sedicimila (corrispondenti al 16,4% del totale) aziende di autotrasporto conto terzi hanno cessato la loro attività.
Oggi sono 93mila le aziende di autotrasporto conto terzi iscritte all’Albo ed attive alle quali vanno aggiunte altre 40mila iscritte ma senza un camion.
La ricerca della Cgia di Mestre affronta anche il tema dell’occupazione nell’autotrasporto tentando una stima considerando anche i dati dell’ultimo Censimento Istat sulle imprese ed i servizi. L’autotrasporto italiano dovrebbe dare lavoro ad un numero tra 350mila e 400mila persone con 70mila persone che avrebero perso il lavoro da quando è iniziata la “crisi”.
La Cgia fornisce anhce i dati dettagliati delle singole regioni italiane. La Regione che ha subito la contrazione più forte è stata il Friuli Venezia Giulia dove dal primo trimestre 2009 al terzo trimestre del 2013 il numero delle imprese è diminuito del 20,7%. Seguono a ruota Toscana (-19,1%), Sardegna (- 17,9%) e Piemonte (- 17,7%).
Secondo la Cgia le ragioni dello stato di agonia in cui versa l’autotrasporto sono molteplici. Secondo uno studio presentato dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti nel 2011, l’Italia presenta il costo di esercizio per chilometro più alto d’Europa: se da noi è pari a 1,542 euro, in Austria è di 1,466 euro, in Germania 1,346 euro, in Francia 1,321 euro. Ma in Slovenia è di 1,232 euro, in Ungheria di 1,089 euro, in Polonia di 1,054 euro e in Romania è addirittura di 0,887 euro.
Il segretario della CGIA Giuseppe Bortolussi sottolinea: “Abbiamo i costi di esercizio più alti d’Europa per colpa di un deficit infrastrutturale spaventoso. Senza contare che il settore è costretto a sostenere delle spese vertiginose per la copertura assicurativa degli automezzi, per l’acquisto del gasolio e per i pedaggi autostradali. Il che si traduce in un dumping sempre più pericoloso, soprattutto per le aziende ubicate nelle aree di confine che sono sottoposte alla concorrenza proveniente dai vettori dell’Est Europa. Questi ultimi hanno imposto una guerra dei prezzi che sta strangolando molti piccoli padroncini. Pur di lavorare si viaggia anche a 1,10-1,20 euro al chilometro, mentre i trasportatori dell’Est, spesso in violazione delle norme sui tempi di guida e del rispetto delle disposizioni in materia di cabotaggio stradale, possono permettersi tariffe attorno agli 80-90 centesimi al chilometro. Con queste differenze non c’è partita. Nonostante il legislatore abbia imposto i costi minimi a beneficio dei piccoli trasportatori, l’apertura del mercato italiano ai vettori e agli autisti provenienti dall’Est sta mettendo in seria difficoltà il nostro settore”.
Infine una rilevazione degli aumenti intervenuti in questi anni. Tra gennaio 2009 e novembre 2013, il prezzo alla pompa del gasolio per autotrazione è aumentato del 55,7% (con l’inflazione aumentata del 9,4% ). Oggi, un litro costa mediamente 1,692 euro. Secondo i dati riferiti al 12-12-2013, in Italia il prezzo del gasolio è il più caro tra tutti i 28 Paesi dell’Ue. Anche i pedaggi autostradali hanno avuto considerevoli aumenti. Tra il 2010 e il novembre di quest’anno l’incremento è stato del 17,2%, contro un + 7% fatto registrare dall’inflazione.
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