Abbiamo incontrato Emanuele di Parma, 37 anni, autotrasportatore e figlio di autotrasportatore. Con lui abbiamo scambiato quattro chiacchiere sul presente e sul futuro dell’autotrasporto italiano e di come lui ne vive. Ne è uscito un quadro non certamente felice ma anche qualche buona idea per provare davvero a cambiare le cose.
D. Ciao Emanuele, è appena iniziato il 2013. Quali sono i propositi e quali i progetti tuoi e della tua azienda per quest’anno?
R. Propositi? Progetti? Beh, diciamo che l’obiettivo è quello di sopravvivere. Ed è così per quasi tutte le aziende di autotrasporto al giorno d’oggi. Non si può dire che non ci sia lavoro. Lavorare, lavoriamo molto; il fatto è che non sempre veniamo pagati per ciò che facciamo. Inoltre c’è troppa burocrazia che complica parecchio il nostro lavoro quotidiano.
D. Sono anni, ormai, che, in Italia, sono più le aziende che muoiono rispetto a quelle che nascono. Quali sono i motivi di questa situazione?
R. In tre parole, costi di esercizio. Dobbiamo sostenere dei costi troppo alti, esagerati. E mi riferisco soprattutto ad autostrade e pedaggi in generale, assicurazioni ma soprattutto il gasolio. Questi costi stanno uccidendo le aziende di autotrasporto italiane. Stanno uccidendo l’autotrasporto italiano. Per questo vorrei avessimo immediatamente i rimborsi su autostrade e gasolio, pagandoli meno e non ottenendo rimborsi a distanza di anni.
Il fatto che nascano poche aziende, invece, deriva principalmente per una questione economica: oggi per mettersi in strada tra patenti C/CE, CQC, corso per la professione nazionale e internazionale non bastano 5.000 euro. Inoltre ci sono gli adempimenti per rispettare il requisito della capacità finanziaria e sono altre migliaia di euro. Poi c’è l’acquisto della licenza e del camion. Insomma bisogna avere a disposizione decine di migliaia di euro da investire in un settore dove, una volta entrati, si fa fatica a sopravvivere. Non è difficile capire perchè non nascono molte aziende, no?
D. Anche il mercato dei veicoli commerciali sta soffrendo parecchio.
R. Per forza. E’ inutile che le case costruttrici continuino a proporci nuovi modelli di camionse tanto non ci viene concessa la possibilità del leasing o se le banche non erogano finanziamenti. Vista la situazione economica attuale, è impensabile quasi per chiunque cambiare o acquistare camion.
D. Supponiamo, per un attimo, che diventassi Ministro dei Trasporti. Quale sarebbe il primo provvedimento che adotteresti con decorrenza immediata?
R. C’è una questione che mi sta particolarmente a cuore. Noi che rispettiamo le regole sulle ore di guida siamo fortemente penalizzati da chi non le rispetta o da chi, magari, viaggia in coppia, in modo da poter viaggiare praticamente a flusso continuo. Allora io propongo di fare come in Svizzera e non consentire la circolazione dei mezzi pesanti nelle ore notturne. In questo modo, tutti sarebbero costretti a fermarsi per le necessarie ore di riposo.
D. Che cosa pensi delle associazioni di categoria dell’autotrasporto italiano?
R. Io aderisco ad una associazione perchè credo nell’importanza del ruolo che potrebbero svolgere. Dico che potrebbero svolgere e non che svolgono perchè secondo me la frammentazione in tutte le sigle presenti al giorno d’oggi non giova affatto alla categoria. A mio giudizio dovrebbero esistere al massimo un paio di associazioni per essere più forti e più credibili nelle battaglie che sosteniamo.
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