“Solo in Italia si può assistere a queste cose”, con queste parole Giovanni Luciano, Segretario generale della Fit-Cisl, commenta i risultati 2015 del gruppo Autostrade per l’Italia.
“Al Ministero dei Trasporti – osserva Luciano – non si riesce mai a venire a capo del mistero delle tariffe delle concessionarie autostradali, ma che le Autostrade siano galline dalle uova d’oro è chiaro a tutti. Lo conferma lo stesso Ad di Atlantia, Giovanni Castellucci che annuncia grandi numeri di crescita del traffico nel primo trimestre: +7,3%. Ottimo. I numeri non mentono mai, come quelli di bilancio dell’anno scorso. Il bilancio di esercizio 2015 ha registrato un utile netto di 955 mln. il patrimonio netto al 31/12/2015 è di 2566 mln. I ricavi di esercizio 4425 mln, più 137 mln sul 2014. L’Ebitda è stato di 2743 mln, un + 60 mln sul 2014. Il dividendo è stato di ben 470,3 mln, per la gioia degli azionisti che, con valuta dell’altro ieri 19 aprile 2016, si sono visti assegnare 0,756 euro per azione. Non siamo a conoscenza, con la stessa chiarezza, di quanto sia stato l’ammontare degli investimenti rispetto all’atto di Convenzione, che sembra essere un segreto di Stato. Delrio dovrebbe far capire agli italiani come stanno le cose”.
“Ma, quello che ci interessa – prosegue il Segretario generale – è capire quando ci sarà il ‘dividendo’ per i lavoratori autostradali, con il contratto scaduto da quasi quattro mesi e con Autostrade che dichiara, in sostanza, di non avere risorse per firmarlo. Questi parlano di investimenti in mezzo mondo, ma per l’economia e per l’occupazione italiane cosa c’è? Una rete stradale in mano ad Anas con risorse insufficienti e gran parte degli utili dei concessionari di un’infrastruttura pagata dagli italiani e, in fin dei conti, di loro proprietà, investiti fuori dal Paese e con un arretrato miliardario d’investimenti da Convenzione non fatti. Sappiamo che queste dichiarazioni non troveranno grande spazio sulla stampa visto chi sono i proprietari di tante testate, ma ciò non ci esime dal parlare chiaramente. Siamo curiosi di sentire quelli che ‘pontificano’ dalle Università definendo carrozzone l’idea Fs-Anas. Almeno lì il dividendo è pubblico. Qui il business miliardario, lo dicono i numeri, è privato. Da italiani cos’è meglio?
Post scriptum, il molo C di Fiumicino anziché chiamarlo molo F, sarebbe più appropriato chiamarlo molo B, come Benetton…”.
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